lunedì 20 maggio 2013

La Grande Opera Meditazioni VII-VIII-IX

                                                  


 
 
 
MEDITAZIONE VII
Sublimazione, Distillazione

Ha detto Nicolas Flamel: «Questa operazione è un vero labirinto, mille vie ti si

presentano nel medesime istante, così che devi andare all’altro capo procedendo per

la direzione contraria a quella iniziale ».

L’afflizione è il seme menstruo della perfezione dei Saggi; è il Leone Verde dei

Filosofi, l’acqua Pontica che non bagna le mani, l’acetum acerrimum, o aceto molto

aspro grazie al quale si estrae la testa del Corvo, il vero Latte d Vergine, l’Elisir di

moltiplicazione.

Devi far convergere verso lo scopo supremo ciascuna circostanza della tua vita, ma

principalmente le pene e sofferenze quotidiane: te ne verrà molto, poiché « i discepoli

dei Sapienti non trovano riposo in questo mondo » diceva Rabbi Issachar Bàer.

Ti conviene trarre da tutto ciò partito, ed ottener l’acqua regale che corroderà tutte le

impurità.

Saper estrarre dalle difficoltà stesse della vita un fermento di perfezione e saperne

trarre altrettanta forza nel piano sottile è l’alchimia più grande, contro di essa nulla

potrà prevalere; è il magnifico imbiancamento, l’aurun de stercore di Virgilio, il

morbus quilibet purgatorium di Paracelso.

Non mormorare e non inveire se uno dei tuoi progetti non verrà coronato da successo.

Poiché non tarderai a capire che era necessario che avvenisse così e non diversamente

e che le momentanee delusioni saranno per te foriere di vantaggi inaspettati.

Geber insegna che, per l’alchimista, è quasi obbligatorio errare molte volte.

Accontentati dunque, nell’avversità, di pensare, senza inasprirti, che la tua vista

intellettuale si trovava in quel momento offuscata e che la via dalla quale sei stato

rigettato e che credevi eccellente non lo era affatto. Acquisirai ben presto la certezza

di ciò e riconoscerai ovunque l’amorevole concatenazione degli effetti e delle cause.

Guardati dall’invidiare i trionfatori del giorno e dell’ora. Li sentirai beffarsi,

Discepolo mio, della tua ascesi e disprezzare i tuoi sforzi.

« Noi non preghiamo — dicono i vanitosi — non preghiamo affatto e nonostante ciò i

nostri affari prosperano! Noi bestemmiamo Dio, e Dio non paralizza la nostra

lingua».

Ma cosa prova questo? Soltanto che il Padre Celeste è buono e che essi sono malvagi;

niente di più.

Tu, Discepolo mio, prosegui il tuo andare sulla Via con perseveranza. Non ti

stancare; gli stessi Maestri hanno ricominciato l’opera più volte.

Ma sappi comprendere che nessun insegnamento esoterico o exoterico potrebbe

rimpiazzare la lenta assimilazione della dottrina alchemica, prodotta da un approfondito

e coscienzioso studio dei testi dei Maestri.

Solo dopo lunghi anni inizierà a spuntare per te la Luce.

Allora, in quei testi in cui il profano non vede altro che oggetto di scherno, tu

scoprirai sottili rapporti, punti di riferimento che ti guideranno nell’oscurità della Via.

L’Alchimia non è cosa di un giorno, ma l’opera di una vita intera; essa fa corpo unico

con l’esistenza dell’Adepto. Il possesso della Grande Opera è il coronamento della

Vita. Non l’otterrai che una volta, così come non vivrai che una sola volta su questo

mondo. Raggiungere l’Assoluto a venti o trent’anni è illusorio; a queste età sei solamente

sulla Via e non puoi abbandonarla senza perdere, allo stesso tempo, la

speranza di mai più rientrarvi.

E’ solo progressivamente che scoprirai la verità nelle parole dei maestri; non credere

di essere al termine del viaggio prima di aver percorso il cammino necessario per

arrivarvi. Se sei appena un poco avanzato nella Via ti renderai conto che è

impossibile parlare più chiaramente di cosi.

Ma più tardi, se non avrai cessato di lavorare secondo le prescrizioni dei maestri, le

parole ora oscure e incomprensibili ti saranno più chiare e luminose.

Allora sorriderai, riconoscendo la semplicità delle nozioni che ti apparivano così

astruse quando eri solo un profano e riconoscerai che non vi può essere spiegazione

che si possa sostituire all’investigazione personale, indispensabile a preparare il tuo

spirito a ricevere il seme del Vero.

In questo senso va interpretato il detto: «nessuno puo essere iniziato se non da se

stesso ».

                                                         

 
MEDITAZIONE VIII
Coagulazione, Cambiamento dei Colori, Caput Corvi

Il Beato Raimondo Lullo disse: « Così avrai un tesoro perpetuo che potrai aumentare

indefinitamente e con il quale compirai l’opera fino all’infinito ».

Ecco la grande pagina mistica, vietata e inintelligibile a chi non è totalmente

distaccato dall’affanno delle contingenze e dal fracasso delle opinioni umane.

Hai liberato il tuo animo da tutte le sensazioni di squilibrio che potevano turbare la

tua serenità sottile?

Sei sufficientemente pronto ad agire nel sottile?

Esercitati, raccogli le tue possibilità psichiche e spirituali. Coagulale, dà corpo a

ciascuno dei tuoi pensieri. Consolidali precisandoli con cura e concretizzali nel tuo

spirito.

Essi sono numerosi, ma ti sfuggono perché non sai come governarli.

Procura di non perderne uno solo, di non diluire questa preziosa potenza, di non

disperderla su nozioni inutili.

Individua, al contrario, quei pensieri, sui quali vuoi fissare la tua attenzione, elimina e

scaccia tutti gli altri. Riunisci poi in un fascio i pensieri volontariamente emessi e

consacrali proferendoli verbalmente con energia e volontà: compirai così grandi cose.

Arnaldo da Villanova definisce tale procedere: l’Angolo dell’Opera.

Raccogli dunque con attenzione l’acqua Pelidor che è di un verde nascente. Trasmuta

le Acque Morte in Acque Vive. Prepara la resurrezione dell’uccello di Ermete.

A questo punto, è necessaria la massima purificazione del Cuore, delle intenzioni e

della volizione, così è. Che tutt si orienti verso il Bene.

Attento, Discepolo mio, poiché corri, in questa fase dell’Opera, un grande pericolo.

Tutte le malvagie volontà da te emesse, contro di te si volgeranno. Non tentare

evitare gli ostacoli col proferire la formula di maledizione contro coloro per mezzo

dei quali esse ti raggiungeranno.

Non è per la vendetta che il potere ti è dato. Non fuorviarti: è la Via Regale, la Via

dell’ASSOLUTO che tu persegui, non quella delle Tenebre.

Folgora lo schiudersi di malvagi pensieri nella tua mente turbata. Non scendere a

patti con il maledetto. Respingi decisamente le consumazioni infernali e le morbose

cogitazioni.

Quello che cerchi con tanta avidità, è il Solfo dei Filosofi, quel Solfo che ogni corpo

illumina, essendo e gli stesso luce e tintura; abbi timore di incontrare, al suo posto

l’Asmodeo che sedusse Aischa.

Ma ti ho detto, Discepolo mio, che non posso disvelare l’insieme degli Arcani

Ermetici… Basta illuminarti la via che conduce a tali Arcani misteri. E’ con la tua

intelligenza e con la tua volontà che perfezionerai, con l’aiuto di Dio, l’Opera.

                                                       

 
MEDITAZIONE IX
Fissazione

Jehan de Meung, nel suo Specchio d’Alchimia, disse:

« La nostra Scienza è una scienza corporea data da un solo ed unico composto

semplice ».

Unica, in effetti, è la modalità per la quale si ricerca e si conquista l’Assoluto.

Colui che s’incammina verso la vera Perfezione si eleva al di sopra della natura: solo

chi è sopra alla natura può comandare ad essa.

E’ così che potrai fare miracoli e trasmutar metalli e gemme.

Hai compreso, Discepolo mio, la sottile difficoltà dell’Opera?

Non otterrai la Pietra che quando sarai perfetto. Ma non sarai mai perfetto fintanto

che ricercherai la pietra per ricchezza e avidità. Quando l’avrai realizzata, la perfezione

da te raggiunta ti spingerà ad un supremo ed assoluto disprezzo per i vantaggi

materiali che essa ti potrà offrire.

Quando avrai raggiunto l’enstasi, potrai renderti invisibile, evocare i morti e, in un

istante, superare le più grandi distanze. Vivrai una vita sovraumana, avente in se

stessa la propria alimentazione e sussistenza, sì che non sarai toccato nè da bisogni nè

da desideri.

I profani coltivano strani sofismi: «Se possedete la pietra, sarete enormemente ricchi

— essi dicono — esulterete di gioia ».

Altri, senza fede nelle loro anime e senza purità nei loro cuori, hanno aperto i libri

degli alchimisti; hanno manipolato sostanze, soffiato negli athanor, calcinato i misti e

non hanno capito — i poveretti — che prima di osar entrare nel laboratorio occorre

aver fatto una lunga sosta nell’oratorio.

Davanti al fatale insuccesso, gonfi di vanità e tracotanza, non hanno esitato a

dichiarare ingannevole ed illusoria la parola dei maestri, invece di riconoscere

d’essersi sbagliati. Ignora le scurrilità e la dabbenaggine di questi censori da

strapazzo, ignoranti e vacui.

Canzonano gli Alchimisti che son morti in stato d’indigenza e sono stati dimenticati.

Sappi, Discepolo mio, che quando possiederai la pietra, disdegnerai di fare l’oro

fisico. Poiché tu sarai un Santo e comanderai agli elementi.

Che emozione ti potranno ancora date, quando sarai giunto alla soglia dell’infinito e

ti perderai nella contemplazione dell’ASSOLUTO, le ricchezze materiali? Come

potresti essere perfetto se non avessi estinto in te ogni desiderio umano, ogni

necessità vitale?

E’ per questo che Grosparmy afferma che « non si ha ricordo di un avaro che abbia

posseduto la Pietra ».

La pratica della Pietra e il desiderio dell’oro sono inconciliabili. Iniziare la Grande

Opera con l’idea di arricchirsi economicamente equivale ad entrare a ritroso nella Via

dell’ASSOLUTO.

In tal modo obbediresti ad un istinto malvagio, mentre in te non se ne devono trovare.

Come potrai comandare alla natura se, prima di iniziare, non avrai saputo comandare

a te stesso?

Ma ciò non significa che un giorno, per motivi superiori, non debba tentare l’opera

sul piano fisico e possa trasmutare materialmente i vili metalli in oro. Vari Adepti,

come Flamel, Saunier, Zaccaria ed altri, l’hanno fatto.

Ma rammentati che un altro, e non tu, userà le ricchezze così prodotte e profuse dal

tuo Athanor. Questo essere, dotato di una vita ardente e selvaggia, brillante e

impetuoso, crudele e senza anima come l’animale delle foreste, seminerà ovunque

disordine e terrore, spavento e sfortuna, sino al giorno in cui soccomberà sotto gli

invisibili colpi di uno dei tuoi fratelli, in Sapienza, che avrà riconosciuto in lui

l’incarnazone del maledetto.
Tratto da La Grande Opera Grillot De Givrì


                                               

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