domenica 19 maggio 2013

La Grande Opera Meditazioni IV - V - VI

                                                  
               
 
 
MEDITAZIONE IV


Dissoluzione

Ruggero Bacone ha detto: « è necessario che il corpo divenga spirito e che lo spirito

divenga corpo ».

Questa è la soluzione dell’opera.

Per realizzarla, il tuo corpo, incendiato dal fuoco filosofico, corroso dall’acqua

ardente delle contrizioni, deve raggiungere un tal grado di purezza da spiritualizzarsi

veramente.

Allora, trasfigurandosi, come su di un Thabor, diventerà inalterabile; non costituirà

più un impedimento alla vita spirituale, ma al contrario, al pari dei Corpi Gloriosi,

parteciperà a questa e contribuirà lui stesso — o prodigio —all’Opera.

Corporifica poi il tuo spirito, lancia cioè uno sguardo scrutatore su quella tua

impalpabile sostanza; di cui può darsi tu non abbia mai pensato di conoscerne la

misteriosa natura, sebbene, costantemente, accompagni il tuo corpo.

Studiane meticolosamente gli occulti meccanismi, affinché sappia dirigerla ed

amministrarla nella sua potenza e sostenerla con il nutrimento intellettuale che gli è

conveniente.

Tu possiedi, Discepolo mio, un tesoro immenso di possibilità non manifeste che

ignori, forze immense e invincibili, piegate in te, che sorpassano tutte le possibilità

grossolane; apprendi a servirtene, a farle obbedire alla tua volontà, a rendertene

assolutamente maestro e signore.

Per far ciò devi, fin dall’inizio, mondare il tuo intelletto da tutto ciò che è superfluo e

antiquato. Pota vigorosamente il fogliame dei tuoi pensieri volgari. Taglia

arditamente dall’albero i luoghi comuni e le banalità che possono ancora occuparti.

Sfronda da te tutto quanto non sia vigore e forza; l’insana vegetazione, fonte solo di

dispersione di energia spirituale.

Il pensiero è una sostanza di natura pressoché fluida. Una volta emessa essa esiste.

Il pensiero è immutabile. Provoca nella sfera dell’esistenza pura un’eco che risuoni

nell’eternità. Guardati dal dare vita a cogitazioni infernali che ti si attaccheranno per

la tua dannazione.

Sii puro, perché è questa tua stessa virtù che devi profondere nell’Athanor al fine di

animarlo. Evita gli atti indifferenti in se stessi. Che il tuo sguardo non erri mai un

istante sopra gli oggetti che non valgono un istante della tua attenzione; è una

particella di te, del tuo essere che perderai senza mai più poterla recuperare.

Poi, allorché sarai libero dal fardello delle superfluità, raccogli preziosamente quello

che vuoi conservare delle forze vive e dirigile sull’Opera con veemenza. Osserva con

attenzione i colori del Magistero e fai convergere verso lo scopo finale anche i tuoi

più piccoli atti.

Alcuni ti diranno che la potenza miracolosa si acquisisce e si trasmette per mezzo di

un soffio, di una parola mormorata cabalisticamente all’orecchio, o dalla lettura di

qualche pagina di Grimorio, o alla confezione di una magica bacchetta.

Impara, al contrario, che un tale potere non ti sarà conferito che per mezzo di una

laboriosa e lenta coltura delle possibilità in te latenti.

E’ necessario che ti astragga nella vita superiore, esaltandovi potentemente la tua

volontà; che operi una vera segregazione di te stesso dal mondo fisico ed esterno.

Alza attorno a te un muro che trattenga ciò che da te si effonde verso le cose sensibili;

chiuditi così nella cittadella ermetica dalla quale un giorno uscirai, invincibile eroe

solare, invulnerabile.

Senz’altro già scorgi spuntare un pò di quella luce che ti ho promesso, e te ne rallegri.

Pazienta, pensa alla tua imperizia. Non sei che al IV grado della Via

dell’ASSOLUTO.

Ti resta ancora più della metà del cammino da percorrere e puoi ancora vacillare,

cadere sulla strada.

Altri più abili di te sono caduti quando erano già vicini alla fine dell’Opera. Un dito

sulla bocca, come Arpocrate, e prega, Discepolo mio, nel Silenzio della tua anima.
                                                   

 
MEDITAZIONE V


Congiunzione

Basilio Valentino ha detto: « La voce melodiosa della Regina giungerà graditissima

alle orecchie del Re di fuoco; egli l’abbraccerà amorevolmente per il gran bene che le

porta, e sarà avvinto ad essa fino a che i due spariranno e di essi non sarà fatto che un

unico Corpo ».

La Grande Opera è un’ Etica Trascendente.

Ora è facile all’Adepto eliminare dalla sua vita gli impedimenti frapposti dalle

persone e dagli esseri importuni.

Ma incontrerà serie difficoltà, se vuole — obbedendo alla norma di attività e di

passività su cui è costruito il microcosmo — ricostruire in se stesso lo stato

androginico dell’Eden, grazie all’assimilazione di un’altra vita alla sua. In ciò è

l’ostacolo, il vero offendicolo.

E’ vano, Discepolo mio, che tu compia le abluzioni preparatorie e che ti vesta di lino

bianco, se il tuo cuore non è puro; non sarà certo l’abito che ti occulterà all’occhio

scrutatore della Divinità.

La dispersione psichica provocata dal sorgere di brame e vani desideri non ha

paragone con nessun’altra causa di dispersione.

E’ questo un incantesimo, un maleficio al quale neppure lo stesso Salomone seppe

sottrarsi, nè resistere.

«Qui purus est, is certus est augur»: è Parcelso che te lo insegna con la sua preziosa

parola.

Non incamminarti sulla strada delle innominabili voluttà, dei torbidi desideri, delle

sfrenate ambizioni. Non cingerti la gamba con la giarrettiera di pelo di lupo. Guardati

dall’accendere il cero verde che la donna dirige verso le tenebre luminose. Abbi

timore delle malìe d’amore, dei filtri e delle parole sussurrate alla argentea Ecate;

porta al dito il topazio che raffrena la lubricità e la nefasta azione dei filtri e caccia i

vaghi fantasmi, ombre nella notte. Scaccia da te il rospo della stregoneria, non

vagare, come Merlino l’incantatore, nella foresta di Brocelandia, altrimenti la perfida

Viviana incatenerà pure te per i secoli.

Se scegli una compagna, il legame che ad essa ti unirà dovrà essere indissolubile,

poiché, un giorno, tutti e due contemplerete l’ASSOLUTO.

Con lei dividerai le gioie eterne. I suoi pensieri, con i tuoi, debbono, tutti, convergere

verso la realizzazione dell’Assoluto.

Non puoi che vivere vicino a colei che con te, la mano nella mano, cammina nella

Via che con te ricerca l’oggetto dai tre angoli e con te coopera alla Grande Opera.

La sposa dell’alchimista è discreta e sapiente, ha al dito l’anello del supremo legame,

riflette i pensieri del Maestro e veglia, quando l’ora lo esige, sull’Athanor.

Se hai scelto male, getta un ultimo sguardo su questo mistero non destinato a te,

riempi gli occhi con la tua chiarezza e chiudi questo libro.

Puoi lasciare la via dell’Assoluto, al quale mai potrai pervenire. Scendi nella gheenna

o sfortunato! Con l’essere inutile che hai attaccato alla tua carne, con la vuota scorza

che trascini, e rientra nella via della mediocrità che ormai è la tua e dalla quale mai

potrai più uscire.

Ma se la tua compagna orna veramente la tua vita, continua con lei la progressione

contemplativa verso l’ASSOLUTO.

Ella deve trarre, o meraviglia, il tuo stesso frutto dalle presenti meditazioni.

Ma non dimenticare mai che la sua Via di perfezione, malgrado l’omogeneità dello

scopo finale, è diversa dalla tua e ciò lo saprai ancora meglio se ti curerai, con attenzione,

di studiare la sua costituzione microcosmica.

Paracelso l’ha insegnato espressamente: « Archoeus alius in viro, alius in foemina ».

E’ da te che essa deve ricevere l’iniziazione così come tu l’hai ricevuta dalla divinità.

Ricordati questi punti essenziali e guardati dall’indirizzarla su di una Via che non sia

la sua. Ponile in una mano il pomo d’oro e nell’altra la fiaccola accesa.

Il fuoco è il mestruo dissolvente, ecco la Chiave dell’Arte Maggiore.

Se tu la conosci, sei allora nella Via Regale e presto vedrai il giorno eterno, il giorno

che mai tramonta, « qui nescit occasum dies ».

                                       
                

 

MEDITAZIONE VI


Putrefazione o Hylazione sive Mors

Ha detto il Cosmopolita: « Chi non scende non salirà ».

Si ha qui, Discepolo mio, la prova delle prove quella in cui, pallide e sogghignanti, ti

aspettano le torbide infuenze psichiche. L’anima la speranza di vederti vacillare,

ricadere nelle tenebre esteriori.

Se resisti, la Fenice, sostituendosi all’Alcyone si schiude per te.

Il mondo non ha coscienza delle nature superiori che nascono. Prendi dunque la santa

abitudine di sopportare il dispregio di quelli che valgono meno di te.

Compenetrati nella verità che non ti sarà mai resa giustizia se non quando passerai

nella Luce.

E’ necessario che tu divenga completamente indifferente alle opinioni degli uomini,

cosa facile da dire ma assai difficile da realizzare.

Che t’importa se la massa dice dite: «sta sulle nuvole è un vagulo . . .» se hai

coscienza della tua regalità intel lettuale?

Opera secondo la tua coscienza e non ti dar pena de risultati.

Accetta la Gloria come un fardello e desidera solo la Gloria Eterna, quella dei

Filosofi: l’ASSOLUTO.

Se cerchi il consenso umano cammini verso le tenebre, sei fuori della Via.

Se desideri divenire Santo solo perché si dica: « Signori, questo è un Santo! », stai

pur certo che non lo diverrai mai.

La potenza miracolosa si concentrerà in te quando ormai non la brami più, quando

avrai ucciso in te l’ambizione di possedere.

Allora, usando questo potere che stupirà gli uomini, il tuo Cuore, divenuto

insensibile, non si inorgoglierà affatto.

Ma quanta strada devi percorrere per raggiunge e questo risultato!

Annientati, Discepolo mio, in un abisso di umiltà. Sii infimo fra gli infimi. Nasconditi

come quel discepolo di Khoung-Tseu che, strappando lacrime di ammirazione al

maestro, gli faceva dire: « Oh! come era saggio Hoei. Egli dimorava in un ridotto, in

fondo ad una strada stretta e abbandonata; nonostante ciò, la sua serenità non mutava.

Oh! come era saggio Hoei! ».

Ricordati queste parole: « La pazienza è la scala dei Filosofi e l’umiltà è la porta del

loro giardino ».

Abbassati ora e un giorno ti trasfigurerai risvegliandoti brillante e radioso Re di

gloria, Re Orientale assiso sul suo trono, come dicono i maestri, ed entrerai nel Mare

Purpureo che è il Magistero dei Filosofi.

Ma tu, ancora, non sei che il Mercurio lebbroso che ha fatto morire il Sole di

Giustizia sull’effige del quaternario, ricordalo.

Tratto da La Grande Opera Grillot de Givrì.


                                               

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